La beola e i suoi utilizzi dal medioevo ad oggi

La beola è stato uno dei materiali da costruzione più usati in passato nelle nostre zone, fin dal medioevo.

La beola è sempre stata considerata il cugino povero del granito rosa di Baveno e del Montorfano, sia perchè era più semplice da trovare, sia perchè era più economica.

La beola è considerato da sempre il materiale tradizionale della zona del piacentino per due motivi: per prima cosa nella provincia di Piacenza non c’erano cave importanti o degne di nota e le pietre presenti erano un po’ troppo tenere e gelive (quindi non proprio indicate a resistere alle intemperie del nostro clima) e secondariamente la beola era vantaggiosa sia per il costo che non troppo alto, sia per la facilità del trasporto.
La beola, infatti, viene estratta dall’epoca rinascimentale in Val d’Ossola, Piemonte, nelle province di Verbano-Cusio-Ossola e Novara, dove troviamo piccole cave che offrono una produzione limitata. Già dai secoli scorsi questa pietra è stata ampiamente utilizzata nelle zone lungo il Ticino ed il Po fino a Cremona dove veniva trasportata per vie fluviali.

Grazie al facile collegamento consentito dal fiume Ticino è diventata una pietra fondamentale dell’edilizia milanese, sia nella realizzazione dei palazzi storici, sia negli interni che negli esterni, che per i tipici ballatoi delle case di ringhiera.

La beola veniva impiegata quindi in tutta la pianura padana: dalle grandi città come Milano, Pavia, Cremona, Piacenza fino ai paesi più piccoli di queste antiche province e lungo il fiume Po fino alla zona di Parma.
Nelle zone oltre Parma, quindi da Reggio Emilia in poi fino verso la Romagna, le pietre utilizzate per le costruzioni erano estratte nelle aree limitrofe (es. Canossa).

Quali le ragioni del successo della beola?

Oltre alla sua bellezza, la beola è dotata di caratteristiche fisiche ottimali per tantissimi utilizzi: la resistenza all’usura, all’invecchiamento e al gelo, fattori che la rendono molto affidabile ed estremamente longeva nel tempo. Le beole sono presenti in varie tonalità di grigio e al loro interno hanno delle difformità che però non ne sminuiscono il valore.

Le principali tipologie di beola

BEOLA GRIGIA: di colore grigio medio con pagliuzze di mica e talvolta venature chiare.
È una pietra stratificata e lo stesso blocco puó avere al suo interno 2 o 3 tipologie di granulometria: grana grossa e magrosa (shiat), grana media e grana fine.
È adatta per utilizzi sia interni che esterni.
BEOLA BIANCA: è rara, pregiata e costosa, di colore grigio chiaro, grana finissima con pagliuzze di mica e rare noccioline di quarzo. Per i lavorati da esterno non è molto utilizzata perché avendo una base bianca tende ad alterare la propria colorazione a causa dell’inquinamento atmosferico.
È quindi negli interni che la beola bianca trova la sua collocazione più adatta, valorizzando gli ambienti con un tocco di eleganza e raffinatezza.
BEOLA FAVALLE: viene estratta solo dalla cava “Favalle” ed è molto affidabile, costante nel colore e nella granulometria. La cava produce 2 tipologie, a “grana fine” e “nuvolata”.
Dà eccellenti risultati in grandi progetti di edilizia civile ed industriale ma anche nell’arredo urbano (cordoli, pavimentazioni di strade e piazze, panchine etc) oltre che per l’arredamento di interni.

Le finiture più utilizzate sulla beola

  • A SPACCO NATURALE DI CAVA: questa tipologia di beola viene ricavata direttamente a mano nella cava dalle sapienti mani degli Scalpellini che, per ottenere questi manufatti, seguono le vene nello spessore chiamate “piode”.
    Questo approccio conferisce una lucentezza naturale che si arricchisce della presenza di brillantini argentati sul piano;
  • PIANO SEGA, per un effetto grezzo e naturale;
  • BOCCIARDATA, FIAMMATA, LEVIGATA, SPAZZOLATA;
  • LUCIDA, lavorazione adatta soprattutto per la beola favalle che, grazie ad una struttura compatta, si presta bene alla lucidatura, non sempre possibile con le altre tipologie.

L’utilizzo della beola nella zona di Piacenza

Nei palazzi signorili della città di Piacenza e delle località vicine la beola veniva impiegata soprattutto per le scalinate monumentali nei palazzi delle famiglie più in vista, nobili e borghesi.
Veniva usata anche come pavimentazione esterna: i marciapiedi del centro storico di Piacenza sono quasi tutti costruiti in beola, con il cordolo in granito bianco “sanfedelino” (il cugino povero del Montorfano) e anche per la zoccolatura esterna dei palazzi signorili del centro.

La beola è stata usata spesso per realizzare le coperture dei tetti nelle zone vicine alle cave di estrazione, come in Val d’Ossola, nella lavorazione a spacco con falde sottili.

Adesso la beola è utilizzata per realizzare soglie, davanzali, scale esterne e lavorati interni come pavimenti, oltre che elementi di arredo come top di cucine, ecc.

Qui la scheda della beola Favalle

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